Meno conosciuto del sistema venoso e arterioso il sistema linfatico è costituito dalle cosiddette vie linfatiche le quali drenano il liquidi dai tessuti periferici fino a versarli nel cuore. Lungo le vie linfatiche si susseguono le stazioni linfatiche: ovvero i linfonodi o linfoghiandole che hanno il compito di purificare i liquidi drenati.
Come tutti i sistemi del nostro organismo, anche quello linfatico ha i suoi problemi specifici: infatti il sistema linfatico può funzionare in modo limitato o bloccarsi del tutto. Se ciò accade, la malattia che ne consegue è detta linfedema e consiste in una condizione clinica caratterizzata da un enorme accumulo di linfa nei tessuti. Il linfedema e’ una malattia vascolare e rientra pertanto nel campo di competenza dell’angiologo o del chirurgo vascolare. In genere il linfedema è asimmetrico, cioè interessa un solo arto, o comunque un lato del corpo maggiormente rispetto all’altro altro.
Il linfedema è una patologia che si manifesta con un gonfiore dovuto all’accumulo di liquido nei tessuti sia per un difficoltoso drenaggio del liquido che per un interruzione del flusso di linfa che permane negli interstizi cellulari. Può interessare un braccio (dopo chirurgia e/o radioterapia per tumore della mammella con interessamento dell’ascella) o una gamba (ad esempio dopo chirurgia e/o radioterapia ai linfonodi inguinali per tumori ginecologici - utero, cervice, ovaio o vulva, o per tumori della prostata, o a causa di un intervento chirurgico a livello inguinale o addominale, per un deficit congenito del circolo linfatico) . Se i linfonodi o i vasi linfatici sono compromessi o ostruiti, la linfa non può defluire di conseguenza ristagna nei tessuti causando il gonfiore e l’aumento di volume dell’arto.
La cute dell’arto interessato è in genere di colorito e temperatura normali, ma se è presente un’infezione, è calda, arrossata e dolente al tatto. Con il tempo e in mancanza di un trattamento adeguato, può diventare dura con aspetto a buccia d’arancia.
Il linfedema si sviluppa nell’arco di anni, mesi o settimane, spontaneamente o dopo un trattamento antitumorale, un intervento chirurgico o ripetute infezioni cutanee. In genere non dà dolore, ma in molti casi possono comparire sensazione di pesantezza, indolenzimento, tensione, fastidio. Solo se il gonfiore è notevole vi è difficoltà nei movimenti, nella deambulazione e nello svolgimento delle attività della vita quotidiana (vestirsi, guidare, scrivere, ecc).
Se vi accorgete che un vestito, un anello o un orologio sono stretti perché l’arto è aumentato di volume, rivolgetevi all’oncologo che vi ha in cura, che stabilirà se i disturbi sono riconducibili alla presenza di un linfedema o ad altra causa, oppure allo specialista (chirurgo vascolare, fisiatra), che prescriverà i trattamenti più opportuni da effettuarsi presso un centro qualificato e specializzato per la terapia del linfedema.
Il linfedema cosiddetto primario è causato da anomalie congenite a carico del sistema linfatico insorge solitamente in giovane età, mentre i linfedema secondario può conseguire a patologie quali adenopatie, diabete, linfangite, cellulite batterica, erisipela, filariosi linfatica) o derivare dalla rimozione chirurgica dei linfonodi (eseguita, per esempio, per asportare masse tumorali).
Il linfedema correlato alla presenza di un tumore è causato sempre dalla malattia, dai trattamenti chirurgici e radioterapici.
La radioterapia estesa sui distretti linfonodali può danneggiare l’area interessata determinando la formazione di un tessuto cicatriziale che ostruisce il flusso della linfa.
Il linfedema spesso compare dopo interventi chirurgici per tumore della mammella con asportazione dei linfonodi ascellari e interruzione delle vie linfatiche dirette verso il cavo ascellare. Il linfedema non si sviluppa in tutti i pazienti sottoposti a intervento di asportazione dei linfonodi o a radioterapia; infatti, compare solo nel 20-30% dei pazienti, ed in genere in forma modesta. Tuttavia, il rischio aumenta se il trattamento antitumorale consiste in una combinazione di chirurgia e radioterapia sulla stessa area
La comparsa di un edema dopo un qualsiasi intervento chirurgico è frequente, ma spesso il gonfiore è destinato a scomparire gradualmente. Se notate la comparsa di un qualunque gonfiore e siete preoccupati possa trattarsi di un linfedema, non esitate a parlarne con il medico curante o con lo specialista.
Nell’arto o area in cui si sta sviluppando un linfedema compaiono inizialmente i seguenti segni e sintomi:
• gonfiore: i vestiti, le scarpe, gli anelli o l’orologio stringono più del solito (questo si avverte ancora prima che il gonfiore sia evidente);
• variazione al tatto: si avverte la sensazione di pesantezza, tensione, insensibilità;
• modificazioni della cute: la cute può risultare tesa, turgida, talvolta anche più consistente e può apparire anche secca, squamata, ruvida o screpolata;
• dolore.
L’entità dei sintomi dipende dal grado del linfedema, che può essere lieve, moderato o severo. All’inizio il gonfiore è talmente lieve da passare quasi inosservato e si manifesta solitamente solo nei mesi caldi, poi il tessuto si gonfia e una leggera pressione lascia un piccolo solco sulla cute. Negli stadi più avanzati, il tessuto cutaneo spesso s’indurisce e potrebbero insorgere problemi cutanei complessi. Talvolta, la pelle si spacca per l’accumulo eccessivo di linfa nei tessuti o per il danno riportato dalla cute, e attraverso queste piccole lesioni fuoriesce un po’ di linfa.
Nei casi più gravi il continuo aumento di volume dell’arto, l’arto si deforma, con conseguenti limitazioni nella capacità di svolgere le normali attività della vita quotidiana.
Se notate la presenza di segni o sintomi di linfedema, recatevi immediatamente dal medico. Il trattamento può migliorare il linfedema e quanto prima s’inizia, tanto più aumentano le probabilità di successo
Non tutte le manifestazioni di gonfiore sono causate dal linfedema, e talvolta è necessario eseguire alcuni accertamenti per escludere altre possibili cause.
La diagnosi del linfedema è sostanzialmente clinica ovvero avviene attraverso l’osservazione diretta dell’arto coinvolto da parte del medico.
Il linfedema tende a colpire un unico arto (e ciò si definisce unilateralità o asimmetria della malattia): questo aspetto è di grande importanza per distinguere il linfedema da altre patologie più gravi. Infatti, per stabilire che si tratti di linfedema, il medico valuta anzitutto le differenze esistenti tra il caso che sta esaminando ed i sintomi tipici di tutte quelle patologie che potrebbero sembrare simili ma le quali, invece, sono caratterizzate dalla presenza di gonfiore “simmetrico”, cioè contemporaneo di tutti e due gli arti.
Il medico, dunque, attraverso la cosiddetta “anamnesi”, cioè la raccolta di tutti i dati e le informazioni relative al Paziente (per conoscere se esistono patologie cardiache, epatiche, renali ed ortopediche) ed un buon esame obbiettivo degli arti può avvicinarsi molto alla diagnosi definitiva.
Poi, effettuando un EcocolorDoppler, il medico può arrivare ad una diagnosi di linfedema ancora più precisa. Infatti, l’EcocolorDoppler permette di studiare i tessuti dalla pelle fino alle ossa, i vasi venosi, arteriosi e linfatici, escludendo o confermando il sospetto di quale sia la malattia causa del gonfiore. E’ così possibile valutare – anche avvalendosi di specifiche analisi di laboratorio – malattie come le trombosi, le insufficienze venose, le patologie delle arterie, del sistema linfatico ed ortopediche.
Inoltre mediante l’esame di alcune zone particolari (regione inguinale, ascellare, poplitea) è possibile individuare un aumento del volume dei linfonodi (i quali hanno, come si è detto, il compito di purificare i liquidi drenati dal sistema linfatico), spesso avvertibili dal paziente al tatto. Attraverso questo esame ecografico è possibile escludere la presenza di patologie infettive, tumorali o di altra origine e, quindi, inquadrare più congruamente il linfedema dell’arto, secondo la sua natura primitiva o secondaria, sino eventualmente alla individuazione della causa scatenante della stasi linfatica.
Il trattamento del linfedema ha lo scopo di ridurre il volume dell’arto interessato e migliorarne la funzionalità, alleviare i sintomi, prevenire l’ulteriore ristagno di linfa e l’insorgenza di infezioni. In seguito al trattamento, il gonfiore dovrebbe ridursi e i sintomi dovrebbero migliorare, Ci vogliono comunque settimane o mesi prima di notare un vero e proprio miglioramento.
Il linfedema non guarisce mai completamente perché le cause sono irreversibili. Imparare a gestirlo e a riconoscerlo è, quindi, una parte importante del trattamento.
Vi spiegheremo come prendervi cura della cute, eseguire gli esercizi, fare i massaggi e anche applicare i tutori elasto-compressivi. Alcuni trattamenti devono essere effettuati giornalmente per dare migliori risultati. A poco a poco vi accorgerete che la cura del linfedema diventa parte della vostra vita quotidiana e quindi routine.
Il trattamento del linfedema che interessa un braccio o una gamba consiste in:
• cura della cute per prevenire lesioni e infezioni;
• massaggi manuali, il cosiddetto linfodrenaggio, per facilitare il deflusso della linfa;
• applicazione di tutori elasto-compressivi e bendaggi compressivi (terapia contenitiva);
• esercizi specifici per migliorare il flusso della linfa e favorirne il drenaggio (terapia motoria);
• pressoterapia (terapia meccanica);
• esercizi di respirazione profonda da inserire nella routine quotidiana;
• controllo del peso.
I risultati migliori si ottengono se i trattamenti sono iniziati precocemente, sono eseguiti con costanza e regolarità e proseguiti nel tempo.
È di estrema importanza per prevenire lesioni e infezioni, perché anche la più piccola lesione rappresenta una potenziale via d'accesso per batteri o funghi. La linfa che ristagna nei tessuti è particolarmente ricca in proteine e rappresenta, quindi, un terreno fertile per lo sviluppo dei batteri. Inoltre, il linfedema tende a disidratare la cute, che dà quindi prurito, e ciò aumenta il rischio di screpolature e lesioni e, di conseguenza, di infezioni (linfangite - erisipela). Se si sviluppa un'infezione, la parte interessata diventa rossa, calda e talvolta dolente. Potrebbe comparire anche una sensazione di malessere generale accompagnata da febbre e brividi. In tal caso contattate al più presto il medico che vi prescriverà il trattamento antibiotico più indicato. Se avete già iniziato un trattamento per il linfedema, dovrete sospenderlo fino alla scomparsa dell'infezione.
Un'igiene quotidiana profonda, la pulizia accurata delle pliche cutanee e una costante idratazione della cute possono recare sollievo e prevenire l'insorgenza di infezioni.
Ridurre il rischio di infezioni
• Mantenere la cute pulita e asciutta;
• utilizzare detergenti privi di sapone (disidratano la pelle);
• idratare la cute applicando tutti i giorni creme o oli non profumati, massaggiando con movimenti lenti e delicati;
• disinfettare e, se necessario, coprire anche graffi e taglietti;
• evitare bagni o docce troppo caldi;
• non misurare la pressione né effettuare prelievi, iniezioni, flebo o l'agopuntura sull'arto interessato;
• consultare il proprio medico se compaiono rossori, febbre o dolore.
Proteggere la pelle
• Indossare abiti coprenti (maniche lunghe, pantaloni, ecc.) e fare uso di creme solari ad alta protezione, evitando comunque di esporsi al sole nelle ore più calde della giornata;
• non sottoporsi a lampade/docce/lettini UV;
• evitare bagni/docce troppo caldi;
• evitare saune/bagni turchi;
• evitare l'esposizione prolungata a fonti di calore (forno, ferro da stiro, ecc.) e non sedersi troppo vicino al camino, termosifone, ecc.;
• fare uso di appositi prodotti repellenti per prevenire le punture di insetti;
• fare attenzione se si praticano sport che potrebbero provocare lesioni all'arto/area interessati.
In caso di linfedema del braccio/mano
• Indossare guanti non stretti per le faccende domestiche, il giardinaggio, l'uso di sostanze irritanti (candeggina) e anche per accudire gli animali domestici. In quest'ultimo caso, indossare anche abiti a maniche lunghe rappresenta un'ulteriore precauzione;
• in cucina usare guanti/presine per prevenire le scottature;
• evitare costrizioni (polsini troppo stretti);
• tagliare le unghie con le tronchesine anziché con le forbici per ridurre il rischio di ferirsi, e non spingere mai indietro, né tagliare le cuticole; se ci si reca dall'estetista accertarsi che gli strumenti utilizzati siano stati correttamente sterilizzati;
• depilarsi preferibilmente con il rasoio elettrico, sostituendo regolarmente la testina, ma evitare la ceretta e tenere presente che le creme depilatorie possono essere irritanti (meglio testarle prima su una piccola area);
• non indossare reggiseni con bretelle troppo strette e abiti con giro manica troppo aderente per non bloccare il flusso della linfa. Ciò vale anche per anelli, braccialetti, orologi, ecc.;
• non portare pesi;
• cucire utilizzando il ditale;
• non sottoporre il braccio a sforzi prolungati. Fermarsi spesso e fare esercizi di allungamento/rilassamento muscolare.
Linfedema della gamba/piede
• Indossare scarpe comode senza tacchi alti e punte strette;
• non camminare scalzi per evitare di ferirsi;
• tagliare le unghie con le tronchesine anziché con le forbici per ridurre il rischio di ferirsi; se ci si reca dal podologo, informalo della presenza del linfedema;
• lavare e asciugare bene gli spazi tra le dita e usare una polvere antimicotica per prevenire infezioni fungine;
• indossare pantaloni lunghi per le faccende domestiche, il giardinaggio o il fai-da-te;
• depilarsi preferibilmente con il rasoio elettrico, sostituendo regolarmente la testina, ma evitare la ceretta e tenere presente che le creme depilatorie possono essere irritanti (meglio testarle prima su una piccola area);
• non indossare pantaloni aderenti né braccialetti alla caviglia o anelli per le dita dei piedi;
• consultare il proprio medico se compaiono rossori, febbre o dolore.
È una tecnica di massaggio molto importante per il trattamento del linfedema, perché attraverso manovre specifiche favorisce il riassorbimento della linfa raccolta nell'area edematosa o la fa defluire verso un'altra parte del corpo, aumentando anche il flusso linfatico. Di fondamentale importanza è anche la respirazione.
Vi sono varie tecniche di linfodrenaggio (Vodder, Földi, Leduc o Casley-Smith). Il linfodrenaggio manuale deve essere eseguito soltanto da un terapista specializzato ed esperto. Si abbina di solito alla terapia contenitiva per mantenere gli effetti nel tempo. Può essere molto utile per trattare le aree in cui la terapia contenitiva è di difficile applicazione, come ad esempio la testa e il collo.
La durata del trattamento varia a seconda del metodo utilizzato da 10 a 20 sedute di un'ora. Le sedute possono essere giornaliere oppure trisettimanali. Un ciclo può durare per tre o più settimane e può essere ripetuto ogni tre mesi o una volta all'anno, in funzione dei risultati ottenuti. Nell'intervallo tra un ciclo e l'altro è possibile effettuare delle sedute di mantenimento (una-due volte a settimana).
Di solito il linfodrenaggio si esegue in posizione supina, a meno che il linfedema non interessi la testa e il collo. Ogni seduta inizia e finisce con alcuni esercizi di respirazione. Il terapista comincia dai distretti linfonodali non interessati dal linfedema, eseguendo piccoli movimenti ritmici lenti e delicati, e poi passa all'arto interessato. Il linfodrenaggio non si esegue in presenza di un'infezione all'area edematosa o di altre patologie, quali ad esempio disturbi cardiaci.
Ogni seduta deve essere completata con l'applicazione di un bendaggio elasto-compressivo multistrato da tenere in sede per almeno 10-12 ore e da rinnovare dopo ogni seduta.
La terapia contenitiva mediante applicazione di tutori o bendaggielasto-compressivi è, insieme al linfodrenaggio, la terapia fondamentale per controllare il gonfiore.
Il tutore elasto-compressivo esercita una compressione graduata sull'arto per facilitare il drenaggio della linfa e impedirne l'ulteriore raccolta; stimola il drenaggio della linfa dalla mano o dal piede verso l'ascella o l'inguine; potenzia l'attività della pompa muscolare; crea una sorta di onda di compressione verso l'alto.
Per assicurare la necessaria compressione ed essere efficace, il tutore elasto-compressivo deve essere della giusta misura e del giusto gradiente di compressione, tenendo conto delle caratteristiche del linfedema e del vostro stile di vita. È il medico specialista a decidere il tipo e il modello più idoneo e vi farà vedere come indossarlo e sfilarlo. I tutori sono disponibili in commercio in vari tipi (preconfezionati o su misura) e modelli (bracciali al polso, al metacarpo, con guanto; monocollant, collant, gambaletto). Il costo varia in funzione del tipo e del modello ed è attualmente a totale carico del paziente. Il tutore, se ben tollerato, deve essere indossato tutto il giorno, anche durante l'attività lavorativa (a meno che questa non obblighi ad assumere posizioni a gomito o ginocchio flesso, quali l'uso prolungato del computer) o in palestra, ma è bene rimuoverlo la notte.
Il bendaggio elasto-compressivo è applicato al termine di ogni seduta di terapia manuale o meccanica dal terapista o dall'infermiere specializzato, che benda l'arto a partire dalle dita della mano fino all'ascella o dalle dita del piede fino all'inguine, variando il numero di bende in rapporto alle dimensioni e alla consistenza del linfedema. Se ben tollerato, il bendaggio deve rimanere in sede per 18-20 ore. In genere consente lo svolgimento delle attività quotidiane e la sua azione è particolarmente efficace quando l'arto è tenuto in movimento.
Se l'applicazione del bendaggio dà risultati positivi, potete chiedere al terapista o all'infermiere di insegnarvi a confezionarlo da soli in modo da poterlo utilizzare tutte le volte che ne sentirete la necessità (aumento del gonfiore, variazione della consistenza del linfedema, aumento delle sensazioni di tensione e pesantezza dell'arto).
La scelta fra la benda e la calza elastica dipendono dall entità del gonfiore e dal grado di linfedema di solto vengono utilizzati conseguenzialmente prima il bendaggio poi la calza.
È una terapia meccanica che utilizza apparecchiature dotate di manicotti a più camere che si gonfiano e si sgonfiano progressivamente, dalla mano all’ascella o dal piede all’inguine, creando, in tal modo, un’onda di compressione dal basso verso l’alto che favorisce la risalita della linfa.
L’efficacia della pressoterapia aumenta se è preceduta dal linfodrenaggio e seguita dal bendaggio elasto (auto)-compressivo. È sempre lo specialista di fiducia a decidere – in funzione delle dimensioni del linfedema, del tempo di insorgenza e dei risultati ottenuti con gli altri trattamenti – se e quando impiegarla, la durata della terapia e delle singole sedute e il numero dei cicli.
L’apparecchio per la pressoterapia può essere acquistato o noleggiato per effettuare il trattamento a domicilio, sempre tenendo presente che i tempi di applicazione devono essere brevi e a bassi regimi pressori. Al termine di ogni seduta è necessario applicare il tutore elastico o confezionare un autobendaggio.